Soumahoro agli Stati Popolari: riformare le politiche migratorie

Di: Diasphera|

Qualche mese fa siamo stati a Londra al Festival della letteratura italiana, tutti condividevamo lo stesso sentimento di nostalgia di essere lontano da casa. Ho visto negli occhi le giovani italiane che si spaccano la schiena lavorando negli alberghi, facendo tre lavori, sfruttate, lontano da casa” così Aboubakar Soumahoro, sindacalista USB introduce le proposte degli Stati Popolari per la riforma delle politiche migratorie dal palco di Piazza San Giovanni, lo scorso 5 luglio.

Noi vogliamo parlare della necessità di istituire un ente pubblico per dare risposte a quelle famiglie giovani e meno giovani in giro per il mondo, per dargli il diritto di ritornare“, quelle famiglie costrette “a fare le valigie, a staccare un biglietto di un volo low cost, a spezzare i legami affettivi”.

La riforma delle politiche migratorie si basa sulla “rottura con la politica della razzializzazione” continua Aboubakar ”ci siamo indignati a sentire George Floyd dire non respiro, ma anche qui in Italia ci sono persone che non respirano per colpa di leggi che le soffocano, che sono razzializzate perché sono gay, lesbiche, perché vivono in periferia, nei bassifondi,  dove mancano autobus, librerie, luoghi di socializzazione “. E sfida il Governo ad ”abolire entrambi decreti sicurezza che creano illegalità”  e non tentare un modesto “maquillaje”, ed abolire insieme la legge Bossi-Fini:  “non si puo’ dire di volere fare la lotta allo sfruttamento mentre si accetta una legge che vincola il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, alimentando le dinamiche di sfruttamento”. Rivendica la cittadinanza per i bambini nati e cresciuti in Italia e la riforma delle politiche dell’accoglienza perché abbiamo la responsabilità di salvare le vite in mare quando lo stato non assolve a questo suo dovere e ricorda come le esperienze virtuose di accoglienza siano state attaccate politicamente per convenienza elettorale. “Il governo ha adottato la politica del gradualismo, ma intanto le persone vengono divorate dallo sfruttamento, dalla miseria e dalla malavita.”

Quella degli stati popolari è una piazza eterogenea che prova ad unire le rivendicazioni dei riders, dei disoccupati, dei lavoratori dello spettacolo, dei precari, dei braccianti e dei migranti. Tra le tante realtà presenti, ci sono anche Fridays For Future, Black Lives Matter e il movimento LGBT. L’obiettivo è dare voce agli invisibili per riappropriarsi dei diritti e sfidare la politica a partire dagli articoli 1 e 3 della nostra Costituzione. La riforma delle politiche migratorie è solo uno dei punti del manifesto per la “giustizia, libertà e felicità”, insieme alla richiesta di un piano nazionale per l’emergenza lavoro, un programma di edilizia popolare che affronti l’emergenza abitativa, una riforma profonda della filiera del cibo, una strategia di transizione ecologica e interventi concreti contro le discriminazioni e per l’uguaglianza.

Guarda il video integrale (Credits: Pupia News):

Serigne Mamadou: “Lavoriamo dodici ore per 25 euro”

|Da: elsalto.es,  di: ELEUTERIO GABÓN | Leggi nel sito|

Serigne Mamadou lavora come lavoratrore stagionale e ha viaggiato per molti anni attraverso campi in diverse province spagnole. È uno dei portavoce della campagna # RegularizaciónYa.

Durante la pandemia, il lavoro nei campi continua, anzi, assicura Serigne Mamadou, stanno lavorando il doppio. “Nei campi mancano le persone e ci chiamano di più”, dice. Il suo discorso è diventato virale quando ha registrato, un anno fa e nel momento in cui stava per iniziare la sua giornata lavorativa, un video diretto a Santiago Abascal in risposta alla politica sull’immigrazione proposta dell’estrema destra in Andalusia: “Prima gli spagnoli! … Dove sei? Il primo spagnolo sono io, perché sono sul campo a dare la canna. Sei l’ultimo degli spagnoli, perché tutto ciò che fai è formare i giovani a essere razzisti, a uccidersi a vicenda, con gli immigrati. È quello che vuoi ”, sbottò.

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